Giorni fa era il compleanno di mia sorella.
Ogni anno con il solito bilancio di affetti e storia di noi tre fratelli, si scioglie quella lacrima di commozione che aggiunge ad ogni candelina spenta un pathos formidabile.
Non si è sorelle e fratelli per caso. Si viene al mondo stretti alla nostra paura, incontrandoci e tentando di somigliarci, cercandoci sempre per riconoscerci.
Non mi abituerò mai a voi, ed è una dichiarazione di dipendenza la mia.
Le cose belle della vita non le capisco mai del tutto, e quelle che poi amo diventano una gran confusione. L’incoscienza sta nella pretesa di conoscervi, ma non accettarci del tutto per quel che siamo. Diversi.
Uguale a sempre invece la festa nell'aria, i sorrisi a mezzo bicchiere di vino, i piatti tinti di cibo. Si era tanti, felici a tratti splendidi. I compleanni sono un pò così.
Il dubbio su cosa regalare si è esaurito nella scelta di partecipare attivamente al rifornimento del buffet, con un asso nella manica che non delude quasi mai: le crèpes salate, in versione vegana per l'occasione a tema "green".
Ho preparato le crèpes con 300 grammi di farine integrali di segale, grano saraceno e senatore cappelli, mescolate ad un pizzico di sale, due cucchiai di semi di canapa, e latte di avena quanto basta per un impasto meno denso di uno yogurt magro.
Per il ripieno ho cotto in padella un cavolfiore con olio di sesamo e di cocco, due cucchiaini di curcuma, un pizzico di sale e pepe nero e un cucchiaino di zenzero in polvere. Gli ultimi minuti di cottura ho aggiunto un cucchiaio di farina di riso e poco latte di avena, ottenendo una crema grossolana. (Come sempre, regolatevi anche un pò ad occhio per i quantitativi, aggiungendo o togliendo secondo gusto personale. Sta tutto qua il segreto per imparare).
Fine dei giochi, con la farcitura delle crèpes precedentemente cotte in un padellino antiaderente: uno strato di tahini, uno della crema preparata e una spolverata di gomasio. Arrotolare e servire!
E anche quest'anno la guardo tutta la mia famiglia, abbraccio ogni loro parola, ogni sguardo, ogni movimento. Come sempre la studio, per la curiosità di capire l'origine di tutto. Per capire com'è che ci scegliamo quando veniamo al mondo, senza conoscerci.
Ma forse è proprio l’amore che ci insegna senza strategie il valore e la necessità di quello che non capiamo, quando impariamo ad accoglierlo senza misurarlo.
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